Altered States (Stati di Allucinazione) - Ken Russell
USA 1980
102 min.
Negli anni 60 lo psicologo e
neuroscienziato John Lylly divenne famoso per l'invenzione della
vasca di deprivazione sensoriale, una vasca insonorizzata, riempita
di una soluzione salina che permetteva il galleggiamento di una
persona in poche decine di centimetri d'acqua, e che mantenesse la
temperatura stabile allo stesso grado di quella corporea umana. In
tal modo la persona che si sottoponeva all'esperimento, riusciva in
poco tempo a perdere completamente la percezione corporea di se
stesso, e a cadere in uno stato onirico in cui il cervello, non
distratto da alcuno stimolo esterno, aumentava la propria capacità
immaginativa, espandendo la coscienza dell'individuo fino a limiti
impensabili. Visto il periodo ancora favorevole riguardo alla
sperimentazione medica degli allucinogeni per fini psicoanalitici e
neurologici, Lylly si spinse ad assumere psichedelici, in particolare
LSD e Ketamina, prima di entrare nella vasca di deprivazione, ed in
questo modo provare una esperienza mai vissuta da nessun essere
umano. Durante gli esperimenti la coscienza di Lylly poteva così
regredire progressivamente verso gli stadi arcaici della coscienza,
intraprendendo un viaggio a ritroso verso le origini della coscienza
umana, fino al periodo antropomorfo e oltre, verso le prime fasi
della vita sulla terra.
La potenza degli effetti che tali
esplorazioni potevano suscitare nella coscienza e nella mente dello
scienziato, ormai arrivato quasi al “limite” di regressione al
Big Bang, oltre alla forte dipendenza dalla ketamina, lo convinsero a
desistere dalla sperimentazione per non compromettere in maniera
irreparabile il suo equilibrio psichico (una tale e prolungata
espansione dell'inconscio nella realtà sensibile, comporta il
rischio psichico di “sommergere” l'Io e il senso di realtà di
contenuti inconsci, e a non poter più riuscire a distinguere la
realtà dalle rappresentazioni inconsce, con tutte le implicazioni
patologiche che ne derivano), ed a occuparsi del meno pericoloso
studio neurologico sui delfini.Ma la profondità delle implicazioni delle scoperte di Lylly non possono essere sottovalutate, sono la dimostrazione della veridicità delle teorie di Carl Gustav Jung sugli archetipi collettivi e sull'esistenza di una coscienza (e conoscenza) comune a tutta l'umanità, una sorta di DNA psichico originario che è in ogni individuo, di ogni razza ed ogni tempo, e che, allo stesso tempo ogni individuo a sua volta possiede nel proprio inconscio la traccia (che si manifesta attraverso immagini e figure comuni) delle tappe dell'evoluzione psichica dell'intera razza umana.
Ma in un clima successivo agli anni 60', di rifiuto (per motivazioni di ordine sociale) degli allucinogeni, molte delle scoperte e delle osservazioni che per 20 anni(!) gli psicologi hanno accumulato nel corso della sperimentazione psicoanalitica e neurobiologica con le sostanze psichedeliche (letteralmente: che espandono la coscienza), fra i molti ricordiamo Stanislav Grof Carl A.P. Ruck e Timothy Leary(prima che diventasse uno dei tanti “guru della liberazione spirituale”), furono forzatamente accantonate e fu impedito il proseguio della sperimentazione.
In questo clima oscurantista si capisce bene come la versione italiana del titolo del film “Altered States”(stati alterati di coscienza), sia stata tramutata in “Stati di Allucinazione”, titolo che ne sminuisce la portata spirituale (utilizzare nel titolo la parola “coscienza” avrebbe avuto l'effetto, inconscio, a prima vista, di dare un minimo di serietà alla cosa) e di ricondurlo alla ben più innocua visione degli psichedelici come un qualcosa di semplicemente ludico e “anticonformisticamente” ricreativo.
D'altra parte la volutamente eccessiva spettacolarizzazione cinematografica (soprattutto la trasformazione fisica del ricercatore in ominide), operata dallo sceneggiatore Paddy Chayefsky e da Ken Russell portava a far diventare la storia(vera) come grottesca e fantascientifica.
Ma nonostante tutto il messaggio del film arriva bene a segno, così come è bene ritratta la figura del ricercatore (prometeicamente eroico) che arriva fino a compromettere la propria vita relazionale e psichica in nome della ricerca della verità assoluta, di quel Sé individuale, arcaico e trascendente che è in ognuno di noi, e che rappresenta la ontologica divinità umana, e da cui si generano tutte le altre immagini di Dio e profeti risorti, che l'umanità si è costruita per dare un nome ad un proprio sentimento inconscio, e che continua ad adorare fin dalla notte dei tempi (e il grande Jung sarebbe orgoglioso di Lylly e di Ken Russell). “Da quando abbiamo eliminato Dio, non abbiamo altro che noi stessi per capire questo orrore privo di senso che è la vita” afferma il protagonista del film, che concluderà il suo viaggio verso la “possessione di Dio” affermando infine che “l'unica verità è che non esiste verità”, prima e dopo dell'esistenza c'è solo il nulla, e che l'unica verità è la nostra labile e transitoria esistenza priva di senso, e (questo è il messaggio finale del film) solo l'amore può dare una parvenza di senso, e salvarci dalla disgregazione inevitabile della nostra materia.
Infine, è bene considerare la potenza espressiva e visiva di uno dei film meglio riusciti del genio visionario di Ken Russell, che sfrutta al meglio gli assist della trama per sprigionare tutta la sua potenza immaginifica creando immagini e allucinazioni fortemente simboliche e surrealiste, crocifissioni a catena, Golgota infernali, misticismo arcaico latino americano, tubazioni che respirano, incubi protoplasmatici e apocalissi cosmogoniche che trascinano lo spettatore in una atmosfera visionaria di rara intensità.

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