“Turn On, Tune In, Drop Out” è il
mantra ripetuto passo dopo passo sul cammino verso lo stato superiore
di coscienza indicato dallo psicologo profeta dell'acido Timothy
Leary, un personaggio fondamentale del variegato movimento culturale,
morale, politico e musicale dei giovani degli anni 60', e non vi è
dubbio che la diffusione degli psichedelici, non solo a fini ludici
ma sopratutto(almeno in quegli anni,sigh!) come mezzo di ricerca
spirituale, debbano essere considerati un tassello importante per
analizzare lo spirito di quegli anni, e di riflesso anche le arti, in
particolare la musica, che quegli anni hanno prodotto.
Siamo nell'estate del 1968, “C'era una volta il West” e
“2001.Odissea nella spazio” sono nelle sale, Martin Luther King è
già stato assassinato, la Primavera di Praga si avvia verso la sua
triste conclusione, e il movimento operaio/studentesco del
“Sessantotto” è nel pieno della sua forza; la parabola della
musica psichedelica, non da meno, è nel suo apice. L'onda acida di
St.Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles,
Disraeli Gears dei Cream, Surrealistic Pillow dei Jefferson
Airplaine, Strange Days dei Doors e dei Jimi Hendrix Experience(solo
per citarne alcuni, ma si potrebbero riempire pagine intere),e perché
no, di The Piper At The Gates of Dawn non si accenna ad arrestare. In
gennaio, mentre in sordina viene pubblicato White Light/White Heat
dei Velvet Underground, gli Steppenwolf inondano l'etere con la
canzone-manifesto Born To Be Wild, il panorama del rock non è mai
stato così fecondo. Quasi contemporaneo a Waiting For The Sun dei
Doors, fra giugno e luglio di quell'annata irripetibile, i Pink Floyd
pubblicano A Saucerful Of Secrets, l'album dei ragazzi del fluido
rosa che probabilmente sia dal punto di vista musicale, che da quello
delle vicende umane della band, è più di tutti degno figlio del
cataclisma di quegli anni.La stabilità mentale dell'ormai ex leader Syd Barret è irrimediabilmente compromessa, probabilmente a causa dell'uso eccessivo di LSD, e non gli permette più di continuare il suo cammino con la band, che decide a malincuore di sostituirlo con David Gilmour.
Il nuovo album, in cui Roger Waters assume definitivamente la leadership del gruppo, può essere considerato un disco di transizione fra la psichedelia surreale e “giocosa” degli esordi e il più pulito rock progressivo che i Floyd interpreteranno magistralmente da Ummagumma in poi, un disco di sperimentazione sia dal punto di vista prettamente tecnico musicale sia per quanto riguarda la ricerca del sound definitivo della band, un album di forte intensità onirica e cosmica, che lo fa entrare di diritto tra le perle della psichedelia di ogni tempo.
Il disco si apre con la danza sincopata guidata dalle tastiere di Wright e dalla voce di Gilmour che invita l'ascoltatore a guardare “lontano” e a seguire le vie del profondo, fino alla più classica delle accelerazioni psichedeliche in una allucinazione cosmogonica che si conclude con la luminosa atmosfera in crescendo dipinta dall'assolo di chitarra Gilmour “...... And glowing slightly from his toes his psychic emanations flowed”, Let There Be More Light, lascia che ci sia più luce, Turn On baby! Il viaggio è iniziato.
Remember a Day è un dolce rimembrare un tempo che fu, un immagine giovanile che viene dall'inconscio, e che non vuole arrendersi all'inevitabile scorrere della vita, “Why can't we reach the sun? Why can't we blow the years away?”.
Il viaggio ci porta in un atmosfera sensuale, notturna, accompagnati da una dolce ballata, dalle sonorità liquide, immersi nella poesia meditativa di Set The Controls For The Heart Of The Sun, dove Waters riflette sulle montagne e sugli abissi dell'uomo, perchè “La conoscenza dell'amore è la conoscenza dell'ombra, e l'amore è l'ombra che stagiona il vino”, e solo il sole e l'amore, possono ricordarci “la lezione del dare”.
Di colpo il nostro sensuale torpore viene interrotto da suoni striduli e voci strozzate che provengono da un buffa parata guidata da un irriverente kazoo, Corporal Clegg, che ricorda un po' il surrealismo ubriaco di Bike (traccia conclusiva dell'album precedente), è una divertente deviazione di bandismo che conclude in una caotica implosione sonora. Bene, ora che questa buffa banda di pazzi esploratori della mente si è riunita, possiamo finalmente raggiungere quello che in termini di psichedelia applicata viene definito “plateau”.
La title-track di questo album è forse il migliore e il più audace esempio del concetto di musica psichedelica, una musica che serva come mezzo, come guida, come flauto dionisiaco durante l'esperienza di uno stato alterato di coscienza. Subito veniamo accerchiati da suoni alieni e inquietanti, siamo disorientati da rumori e fitte sonore che arrivano da ogni dove, l'ebrezza e la paura salgono sempre di più, senza limite, ne usciremo vivi? Arrivati all'apice, al plateau, ci ritroviamo nell'inconscio, in quella parte arcaica che è dentro di noi, primitiva e tribale, che millenni di evoluzione non sono riusciti a cancellare, qui entriamo in contatto con l'essere oltre-razionale che ci genera, immersi in un ballo dionisiaco al ritmo delle percussioni, il primo strumento musicale, simile al suono del cuore. A Saucerful Of Secrets, una “ciotola di segreti”, è quella che riportiamo con noi dalla discesa/salita nel mondo infero, riemergiamo rapidamente dalle profondità, e quando ritorniamo a mirar le stelle, nella vita c'è più luce, più armonia, arricchiti come siamo dai tesori di auto-consapevolezza ritrovati nell'abisso; e si sprigiona un coro celestiale e liturgico.
Una volta raggiunti tali apici, si può solo scendere, e l'infantile quadretto di fratellanza di See Saw non può sfuggire al suo destino segnato.
Ma la traccia che chiude l'album, Jugband Blues, oltre che l'ultimo(eccellente) brano di Syd Barret con i Pink Floyd, può considerarsi la giusta conclusione di questa audace opera rock, Syd abbandona il gruppo con una canzone che appare come la constatazione evidente della sua assenza(spirituale prima che materiale) “It's awfully considerate of you to think of me here, And I'm most obliged to you for making it clear that I'm not here........” “And I don't care if I'm nervous with you, I'll do my loving in the Winter.........”, esempio stringente del rovescio della medaglia di un epoca indimenticabile, rappresentazione di cosa succede quando ci si spinge troppo oltre se stessi, quando si vuole scrutare troppo dentro l'abisso e (parafrasando Nietzsche) di conseguenza anche l'abisso finisce per scrutare dentro di te, dichiarando la fine, riprendendo una definizione di un certo Raoul Duke, di uno dei tanti profughi della stagione dell'amore.
Tracks:
1 Let There Be
More Light
2 Remember a Day
3 Set The Control
for the Heart of the Sun
4 Corporal Clegg
5 A Saucerful of
Secrets
5 See Saw
7
Jugband Blues

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