Beket - Davide Manuli
ITA 2008
80 min.
Tutto
vecchio. Nient'altro mai. Sempre tentato, sempre fallito. Non
importa. Tentare di nuovo, fallire di nuovo. Fallire meglio. (Samuel
Beket)
Beket
è il terzo capitolo della trilogia "Cinema della Solitudine"
del giovane regista milanese(giovane secondo gli standard della
società italiana) Davide Manuli, che negli anni ha dimostrato di
essere l'elemento più originale e visionario del cinema italiano
contemporaneo.
Beket
è una moderna rivisitazione di Aspettando Godot di Samuel Becket,
ambientato negli splendidi paesaggi incontaminati della Sardegna e
dell'Umbria(notevoli le ambientazioni delle dune di Piscinas e della
miniera abbandonata di Montevecchio), dove il paesaggio desertico,
selvaggio, che evoca talvolta sensazioni western, fa da scatola di
amplificazione all'alienazione e alla solitudine esistenziale dei due
protagonisti Freak e Jajà,i moderni Vladimiro e Estragone.
Essi,stanchi di attendere inermi (come da copione nella celeberrima
opera teatrale) decidono di partire a piedi attraverso le lande
desolate alla ricerca di Godot, guidati dalle sonorità techno-trance
da Lui diffuse da "dietro la montagna".
Lo
spiazzante confronto fra musica techno, per definizione industriale e
"metropolitana", con gli scenari di "frontiera"
del film, contribuisce a creare un atmosfera strana, surreale, una
sorta di Altra dimensione, fuori dal tempo e fuori dalla vita, in cui
i due protagonisti vagano alla ricerca del senso, alla ricerca delle
risposte che la vita da cui fuggono non ha mai potuto, o voluto,
dargli.
In
questo strano mondo, Freak e Jajà incontrano una bizzarra
processione di personaggi ai confini della vita - fra cui spiccano le
interpretazioni di un fenomenale Fabrizio Gifuni, nelle vesti di uno
strambo e “manuliano” Caronte, e dell'ex Skiantos Roberto
'Freak' Antoni, nel doppio ruolo di mariachi e Oracolo - personaggi
normalmente nascosti, tipicamente "borderline"(motivo
conduttore dei film di Manuli), anche loro immersi in una esistenza
surreale, in uno strano gioco non-sense, irrimediabilmente incatenato
nell'Eterno Ritorno, di cui non siamo tenuti, noi poveri umani, ad
aver comprensione. Ovvero una perfetta metafora della vita.
Una
titolo originale,surrealista, quasi unico e imprescindibile nel
panorama del cinema italiano di oggi.

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