mercoledì 27 marzo 2013

Beket - Davide Manuli







Beket - Davide Manuli
ITA 2008
80 min.


Tutto vecchio. Nient'altro mai. Sempre tentato, sempre fallito. Non importa. Tentare di nuovo, fallire di nuovo. Fallire meglio. (Samuel Beket)

Beket è il terzo capitolo della trilogia "Cinema della Solitudine" del giovane regista milanese(giovane secondo gli standard della società italiana) Davide Manuli, che negli anni ha dimostrato di essere l'elemento più originale e visionario del cinema italiano contemporaneo.
Beket è una moderna rivisitazione di Aspettando Godot di Samuel Becket, ambientato negli splendidi paesaggi incontaminati della Sardegna e dell'Umbria(notevoli le ambientazioni delle dune di Piscinas e della miniera abbandonata di Montevecchio), dove il paesaggio desertico, selvaggio, che evoca talvolta sensazioni western, fa da scatola di amplificazione all'alienazione e alla solitudine esistenziale dei due protagonisti Freak e Jajà,i moderni Vladimiro e Estragone. Essi,stanchi di attendere inermi (come da copione nella celeberrima opera teatrale) decidono di partire a piedi attraverso le lande desolate alla ricerca di Godot, guidati dalle sonorità techno-trance da Lui diffuse da "dietro la montagna".
Lo spiazzante confronto fra musica techno, per definizione industriale e "metropolitana", con gli scenari di "frontiera" del film, contribuisce a creare un atmosfera strana, surreale, una sorta di Altra dimensione, fuori dal tempo e fuori dalla vita, in cui i due protagonisti vagano alla ricerca del senso, alla ricerca delle risposte che la vita da cui fuggono non ha mai potuto, o voluto, dargli.
In questo strano mondo, Freak e Jajà incontrano una bizzarra processione di personaggi ai confini della vita - fra cui spiccano le interpretazioni di un fenomenale Fabrizio Gifuni, nelle vesti di uno strambo e “manuliano” Caronte, e dell'ex Skiantos Roberto 'Freak' Antoni, nel doppio ruolo di mariachi e Oracolo - personaggi normalmente nascosti, tipicamente "borderline"(motivo conduttore dei film di Manuli), anche loro immersi in una esistenza surreale, in uno strano gioco non-sense, irrimediabilmente incatenato nell'Eterno Ritorno, di cui non siamo tenuti, noi poveri umani, ad aver comprensione. Ovvero una perfetta metafora della vita.
Una titolo originale,surrealista, quasi unico e imprescindibile nel panorama del cinema italiano di oggi.

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