Spasmi di un settembre nebuloso
mentre dimentico sogni
essicando cadaveri, alieni
di una più pregiata
essenza
Non sento più le mie urla
e tutto tace, assopimento
della scintilla,
che anima la resistenza al
vuoto,
qualcuno un meriggio mi
disse
“E'
il silenzio che dona la vita al tuono!”
Ci siamo persi per sempre,
quando i nostri occhi si
sono scontrati,
per la ventitreesima
volta,
abbiamo rinunciato a
squarciarci l'essenza,
coi nostri organi intinti
di cianuro,
e le nostre menti affogate
nell'ombra,
abbiamo chiuso gli occhi
al divenire,
principiando a
strangolarci,
dolcemente, di fantasmi
in-concepiti
L'essere umano teme di
Vivere,
si stringe da solo il
cappio,
ancorandosi al peccato
della ragionevolezza,
Dio, Satana, la Madre, la
Morte e il Peccato
tutti
figli della Misura
Un urlo muto mi lacera
cercando di dare un senso
al vuoto che avvolge,
costruisco un ponte sul
nulla
fatto
con lacrime d'inchiostro
Nessun commento:
Posta un commento